Boualem Sansal -Nel nome di Allah. Origine e storia del totalitarismo islamista- recensione a cura di Giulia De Martino

BOUALEM SANSAL

 

Nel nome di Allah 

Origine e storia del totalitarismo islamista

Neri Pozza, 2018

 

 

Sebbene il testo sia apparso in Francia nel 2013 , è solo nel 2018 che l’editoria italiana ne propone la traduzione e l’uscita, sicuramente in conseguenza del successo e della eco che ha avuto in Italia e in tutta Europa il romanzo “2084.La fine del mondo”, di cui trovate una recensione nel nostro sito. E diciamo che un po’ ne risente la lettura del libro, scritto precedentemente alla tragica sequenza di attentati terroristici in Francia e in Europa, a partire dall’assalto al Charlie Hebdo, risultando un po’ monco nell’informazione più recente.

Dobbiamo anche sottolineare però che questo particolare non è così importante, dal momento che l’attenzione dell’autore è spostata dalla cronaca all’analisi delle ragioni dell’esistenza dell’islamismo, definito, senza mezzi termini, totalitarista alla stregua di tutti i fascismi o i comunismi che siano. Si mantiene qui il termine islamismo, di stampo francese,  per indicare ciò che in italiano viene definito come integralismo, perché è la parola usata dall’autore che è di lingua e cultura arabo-francofona.

Il testo è agile e si legge abbastanza facilmente, offrendo a chi non ne sa nulla la possibilità di raccapezzarsi tra le diversi correnti in cui è diviso, fin dalle origini, l’Islam e a chi già ne mastica di spaziare tra i diversi apporti culturali, occidentali e non, che contribuiscono a chiarire come si sia originato il fenomeno. Mantenendo ben salda la distinzione tra l’Islam come religione di milioni di credenti, accettabile come tutte le altre confessioni esistenti al mondo, per chi voglia credere,  e l’Islam politico, responsabile delle strategie del terrore.

Curiosamente il nostro autore algerino, che si dichiara francamente laico e potremmo dire, anche, ateo, come sostiene in alcune interviste, ha il potere di scatenare polemiche tra le comunità musulmane e gli ambienti europei, soprattutto francesi,  del ‘political correct’ : per gli uni è un pericoloso miscredente, intenzionato a minare le basi della fede islamica, per gli altri è un islamofobo, fomentatore di idee che non portano a una pacifica convivenza con i musulmani d’Europa. Per altri ancora è un intellettuale falso e  subdolo che comunque salva questa religione ponendola alla stregua delle altre, invece di accettare l’idea che l’islam sia una religione pericolosa e deviante di per sé.

Per prima cosa occorre richiamare che Boualem Sansal non è un saggista né tanto meno un giornalista, ma un testimone di che cosa sia stato capace di fare l’islamismo nel suo paese, come questo sia comparso, quasi all’improvviso, come sia stato combattuto ma anche utilizzato, in chiave antidemocratica, dalle forze governative che non volevano perdere il potere, di come la guerra civile abbia prostrato la popolazione, presa tra due fuochi, attaccata, uccisa, violentata da entrambi i fronti.

Infatti, la sua analisi comincia proprio dall’Algeria, perché coglie delle caratteristiche dell’islamismo che poi si ripeteranno in altri paesi e perfino in Europa, pur sottolineando la specificità del contesto algerino.

I Fratelli musulmani entrano in scena in sordina e sottotono, in una Algeria che comincia ad essere delusa dalle promesse della lotta di liberazione e del socialismo africano e alle soglie di trasformazioni epocali mondiali. Provengono  da paesi dove erano stati perseguitati come l’Egitto di Nasser, la Siria di Hafez  al Assad, l’Iraq, lo Yemen del Sud, la Giordania, oppure vestono i panni di missionari wahhabiti, spediti dall’Arabia saudita  per “inculcare un po’ di Islam nel nostro povero paese tanto a lungo colonizzato dai francesi, cristiani laici e razionalisti”. In un paese dove la rendita petrolifera non è divisa tra tutti e si fa avanti la crisi del petrolio degli anni ‘80, la globalizzazione e un diverso ordine mondiale, la miseria avanza, la sanità e l’istruzione cominciano a crollare.

E’ un giochetto facile per i Fratelli musulmani costruire luoghi di culto, creare dispensari medici, aiuti caritatevoli consistenti, perfino asili per bambini, cominciando una avanzata nel cuore della gente, in cambio di un rigido adeguamento alle norme coraniche, reinterpretate alla luce di correnti rigoristiche sunnite : i finanziamenti non mancano e piovono a pioggia dagli emirati, dall’Arabia Saudita, dai talebani afghani, esattamente come fa l’Iran , dopo la ‘rivoluzione khomeinista, con le correnti sciite presenti in altre zone del medio oriente.

Quando ci si accorge di come stiano in realtà le cose, gli islamisti hanno già infiammato gli animi e anche preparato le armi. Ma prima cercheranno di prendere il potere legalmente con le elezioni, con la connivenza di parte della élite, soprattutto commercianti, legati alla cosiddetta economia del bazar. Stravincono alle elezioni, dopo aver dimostrato di poter radunare folle enormi, di cacciare la delinquenza e la droga dai quartieri con metodi violenti,  insinuandosi nelle rivolte sociali popolari :  l’esercito e una parte dei dirigenti dell’FLN gli impediranno di accedere al potere con i carri armati.

Scoppia una guerra civile sanguinosissima, durata più di 10 anni, in  cui si conteranno misfatti atroci nei confronti della popolazione, da entrambe le parti. Le vittime principali donne, insegnanti, giornalisti, artisti e tanti tanti giovani che cadono gli uni per conquistarsi il paradiso, gli altri per difendere le libertà democratiche conquistate con l’indipendenza. In seguito, una finta riconciliazione, tutta sulla carta, lascerà una economia distrutta, una cronica mancanza di prospettive per i giovani, una vergognosa spartizione del potere tra governo e islamisti, anche sul versante criminale del narcotraffico, una emigrazione di popolazione giovanile e di rappresentanti della parte armata degli islamisti che cominceranno a dilagare, attraverso il Sahara, in altri paesi africani o in medio oriente, nelle varie guerre in corso. Il paese resta islamizzato, rabbioso e depresso insieme, incapace di reagire e riprendere il cammino di riforme democratico incominciato con le lotte dell’indipendenza.

Ci siamo dilungati sul percorso islamista in Algeria proprio perché il modo di agire dei musulmani radicali sarà simile nell’ingresso dei paesi europei: quanti islamisti sono entrati in Europa, nella terra per eccellenza dei diritti e dell’accoglienza, ottenendo protezione perché membri di associazioni religiose perseguitate in patria?

Gli islamisti sanno insinuarsi nelle pieghe delle leggi, nelle elezioni locali, nei quartieri periferici abbandonati a se stessi, spesso mascherandosi dietro l’etichetta del cosiddetto islam moderato, per conquistarsi spazi, promuovere cause civili che tutelino maggiormente le comunità dei musulmani.

Si sono impossessati anche delle cosiddette ‘primavere’ arabe, facendole deviare pericolosamente e arrivando al potere, sia pure per poco, per esempio in Egitto o in Tunisia.

L’Europa ha cominciato a reagire chiedendo ai musulmani di discutere insieme il da farsi, utilizzando però schemi non validi per il mondo islamico, come quello di promuovere rapporti con i governi attraverso unioni fittizie di rappresentanza di gruppi che in una religione, sciiti a parte, priva di clero e gerarchie come per esempio il papa e i vescovi per la chiesa cattolica, rappresentano solo se stessi e non hanno  mandato di prendere decisioni riguardanti tutti i fedeli.

Il dibattito franco e aperto che ci poteva essere su alcune questioni cruciali tra europei laici e cristiani  e musulmani è durato poco e ha riguardato solo poche élite intellettuali: come risponde l’Islam agli interrogativi  e alle sfide che il mondo di oggi pone alle vite materiali e alla spiritualità della gente, alle legittime aspirazioni di libertà e diritti individuali? Come è possibile un Islam europeo? E’ sufficiente che dei musulmani si dissocino dai terroristi, sostenendo che quello da loro praticato non è il vero Islam?

Per il cristianesimo è stato relativamente più facile rispondervi, perché la religione ha attraversato il secolo dei Lumi, iniziando un percorso di secolarizzazione, di divisione tra stato e chiesa, di laicizzazione, di una modernizzazione complessiva, il cui esito finale però non è stato del tutto positivo, perché si è anche creata una desertificazione  etica, insieme anche alla scomparsa di valori politico-sociali di solidarietà e giustizia, che avevano guidato il mondo nelle grandi trasformazioni degli anni’60-’70.

Di ciò gli islamisti hanno approfittato: i giovani delle banlieux d’Europa , già delusi e incattiviti dalla mancata realizzazione di vere inclusioni sociali, politiche, culturali hanno trovato valori di identità, appartenenza e ideali per cui combattere e morire prima nell’islam della diaspora, chiuso, per necessità,  a riccio nelle proprie comunità, poi nell’islam radicale e terroristico proposto dagli islamisti politici nell’ultima fase della loro storia. Il fascino del radicalismo, qualunque forma assuma, ha sempre affascinato le giovani generazioni in rotta con i padri per quello che hanno o non hanno fatto.

Il nostro autore esercita un certo sarcasmo sia nei confronti delle isteriche reazioni degli europei che, impauriti dal terrorismo, non discutono più e sotto la bandiera del political correct non avanzano più alcuna critica seria e costruttiva sia nei confronti delle deboli reazioni dell’islam della gente comune, vittime degli attentati quanto gli occidentali, sia dei governi di appartenenza dei migranti, che alternano repressioni e concessioni agli islamisti, nel timore che si possano sconvolgere equilibri di poteri, di consolidati privilegi vecchi e nuovi, di far avanzare ‘troppa’ democrazia.

Tuttavia Boualem Sansal offre una interessante panoramica culturale di testi di quei pochi intellettuali musulmani che in patria e in Europa provano a trovare delle vie d’uscita, anche se è molto scettico sulla loro possibilità di incidere veramente .

Comunque il generale silenzio degli intellettuali è indicato quasi come connivenza e  una rinuncia a quell’invito al sapere, alla scienza e all’informazione che avevano illuminato l’Islam fino al ‘500 e  avevano consegnato all’Occidente la possibilità di passare alla modernità.

Di ciò si è impossessato invece l’Islam politico che manda i suoi adepti ‘moderati’ a studiare nelle migliori università del mondo, soprattutto giurisprudenza ed economia, allo scopo di occupare posizioni ragguardevoli di potere  nei paesi occidentali e non. Soprattutto  si è enormemente impratichito negli strumenti di comunicazione mediatica, raggiungendo così i giovani ( si pensi alle numerose conversioni avvenute tramite via informatica), con l’utilizzazione di sofisticati sistemi di convincimento.

L’occidente si lascia irretire dalle immagini barbariche dei terroristi con scimitarra e ordigni esplosivi e non vede che il vero nemico è più nascosto, guida il terrore da una cabina di pilotaggio occulta, che ci rende incapaci di parlare e reagire veramente. Praticamente come quello che succede con le grandi organizzazioni criminali come la mafia o la ‘ndrangheta, con le quali ormai l’islam politico si accoppia e fa prosperosi  affari.  Tutti sanno chi c’è dietro i finanziamenti, ma ci si guarda bene dal modificare i rapporti con questi paesi...

Questo è un po’ il limite del libro che si legge di corsa per cercare risposte e verso la fine si rimane con  un po’ di amaro in bocca e una speranza esile nel cuore.

Di certo Boualem Sansal è un intellettuale molto lucido e coraggioso.

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