Chigozie Obioma- Un'orchestra di piccole voci - a cura di Rosella Clavari

 

Chigozie Obioma

Un’orchestra di piccole voci

Bompiani, 2021

traduzione di Sara Marzullo

 

La voce narrante del romanzo è il chi, lo spirito custode del protagonista. Inevitabile per i cristiano-cattolici l’accostamento con l’angelo custode, per cui leggere queste vicissitudini che appassionano il lettore richiama alla mente anche l’angelo anziano e bonario del film La vita è meravigliosa.

In realtà, considerate le affinità sostanziali, ci troviamo dentro a una storia dove è doveroso da parte nostra, per accostarci al significato profondo, storico e allegorico del testo, una informazione sulla cosmologia igbo nigeriana di cui viene offerta una mappa dettagliata nel testo stesso.

Così scopriamo che le varie invocazioni espresse dal chi durante il suo racconto, sono rivolte alle numerose divinità che popolano il cosmo igbo. In breve questo cosmo è formato di tre parti: il Paradiso regno delle divinità superiori e degli Antenati; uno spazio liminare che è il regno degli spiriti maligni, dei condannati e dei nomadi e le caverne degli spiriti custodi; infine il regno degli uomini, animali, piante, con gli elementi della luce del cielo e dell’acqua e anche qui ci sono le caverne degli spiriti custodi.

La struttura stessa dell’uomo è fatta di tre parti: come primo strato il suo corpo, secondo strato il regno del chi ( l’antenato) e il terzo strato l’onyeuwa, l’alter ego dello spirito incarnato. Il tutto è articolato secondo un processo di reincarnazione.

Il chi non può intervenire nel futuro del suo padrone o averne una visione certa mentre può leggere nel suo passato e assisterlo nel presente. La scrittura procede agile, mescolando sapientemente la cultura igbo (tramandata a livello popolare con le forme proverbiali) alla cultura occidentale di cui è imbevuto l’autore, a partire dai grandi classici come Omero a Shakespeare. I titoli dei capitoli in cui è strutturato il testo già danno l’idea di come si viaggi alla stessa stregua tra magia e realtà : Primo, Secondo, e Terzo incantesimo. Ogni capitolo è introdotto dalla voce narrante del chi il quale, alla stregua di un avvocato difensore, va perorando la causa del suo padrone presso le divinità del Paradiso.

La storia è incentrata sulle vicissitudini di Chinonso Solomon Olisan, per tutti Nonso ( un nome, un destino) che vorrebbe unirsi alla sua adorata Ndali ma è osteggiato dalla famiglia di lei . Il motivo principale non è né razziale, né di una modesta condizione economica quanto di un mancato titolo di studio che conferirebbe all’uomo un diverso status sociale e l’integrazione nella benestante famiglia della donna, studentessa in farmacia. Il protagonista, un semplice allevatore di polli innamorato del suo lavoro, si troverà a vendere tutto, compresa la casa ereditata dal padre, per andare all’Università di Cipro, nella parte turca dell’isola, dove potrà conseguire il sospirato diploma; ma le cose non andranno proprio così: il suo ideale cozzerà contro la dura realtà dove sarà vittima di una colossale truffa da parte di Jamike, un vecchio compagno di scuola che facendo da intermediario, pagherà un solo semestre di rate universitarie e si impossesserà anche di una notevole somma che incautamente gli aveva affidato Nonso per l’alloggio triennale.

Anche la storia di questo truffatore si evolverà in maniera impensabile: diventerà un UDD, un uomo di Dio che invocherà il perdono dalla sua vittima ( qui intravediamo una velata critica alle chiese evangeliche miracolistiche che pullulano in Africa) . Reale e ideale, perdono e colpa, destino e caso, sempre una duplicità di elementi che si susseguono.

Un passo indietro tocca farlo per spiegare l’antecedente di questa storia d’amore dove il caso ha una parte preponderante intrecciandosi con le aspettative del protagonista : Nonso rientrato a casa dal lavoro si accorge che una donna, Ndali, sta per tentare il suicidio gettandosi da un ponte. Interviene per convincerla a desistere dal proposito e lo fa gettando nell’acqua due galletti cui teneva particolarmente per farle vedere l’assurdità della cosa. Salvarle la vita significherà essere amato da lei e la ricambierà fino al punto di smarrire la propria ai confini della follia.

Dopo l’umiliazione subita nel primo incontro con la famiglia di Ndali, Nonso si decide a partire per il campus universitario e una volta approdato lì, scoprirà di essere stato truffato dal suo amico Jamike sulle quote universitarie e di non possedere nemmeno un alloggio. Nella disgrazia scoprirà la solidarietà di alcuni amici africani ma non troverà la forza di fare marcia indietro permettendo alla sorte di farsi schiacciare completamente . Tacere per orgoglio e per vergogna non gli permetterà di uscire dall’inferno in cui è caduto, anzi sarà solo l‘inizio di una serie di disgrazie.

Quando gli capiterà di volgere lo sguardo al passato si ricorderà di quanto aveva amato il suo lavoro umile di allevatore di polli che la donna tra l’altro mostrava di condividere gioiosamente con lui, ma ambiguamente, senza prendere in realtà una posizione netta al riguardo. L’allegoria che si cela dietro l’unione mancata della coppia si estende alle incomprensioni e alle ostilità a livello sociale.

Emblematico, a tale proposito, un racconto che Nonso fa alla sua ragazza: un giorno un pulcino è stato ghermito da un’aquila e le galline cominciamo a fare una specie di lamento corale, tutte lo stesso verso. La ragazza domanda - Tutte lo stesso verso?- Sì - risponde Nonso.

E’ l‘orchestra di piccole voci che dà il titolo al romanzo, grande metafora della sorte toccata ai popoli schiavizzati, brutalizzati e non solo in Africa : “Tutti coloro che erano stati messi in gabbia contro la propria volontà […] erano stati incatenati e picchiati , le loro terre depredate, le loro culture distrutte, e loro messi a tacere, stuprati, umiliati, uccisi. Con tutte quelle persone lui aveva in comune il destino. Erano le minoranze, le piccole voci di questo mondo, la cui sola opzione era unirsi a questa orchestra universale in cui tutto ciò che si poteva fare era piangere e lamentarsi”.

Ci sono altri personaggi che attorniano Nonso come l’amico d’infanzia Elochukwu, con cui da grande partecipa alle assemblee politiche pro-Biafra e che lo incoraggia a cambiare il suo destino proseguendo gli studi; un altro amico è Tobe che lo soccorre a Cipro dove comincia il suo percorso infernale; poi c’è l’infermiera Fiona che lo inviterà a donare il sangue a una persona in fin di vita; Nonso lo farà senza esitare, dopo aver scoperto di essere stato derubato e ingannato, quasi stigmatizzando la sua totale prostrazione agli eventi. Proprio Fiona in un primo momento lo aiuterà vedendolo così abbattuto, ma dopo lo coinvolgerà in un’altra disavventura che sarà il colpo di grazia per Nonso.

Cipro che si rivela “un’altra Africa in Europa” al povero protagonista è anche il luogo dove ha studiato l’autore e dove, presumiamo, abbia tratto ispirazione per i tanti personaggi contraddittori che vi emergono.

Il romanzo finito di scrivere nel 2018, come leggiamo nella nota finale dell’autore, vuole anche essere un omaggio al padre antropologo “un ricercatore, un revisore, un paladino”; seguendo questo illustre esempio familiare, Obioma ci avvicina a quel “complesso sistema di credenze e di tradizioni che un tempo guidava, e in parte guida ancora oggi, la mia gente” . Una spiritualità, come si evince dal romanzo, che permette di leggere meglio i segni della realtà storica convogliando nella lettura la meraviglia, l’ironia, l’orrore e la pazienza. C’è una lunga storia di schiavitù che ancora esiste nel mondo e un profondo desiderio di riscatto “il riscatto di coloro che sono stati resi schiavi, brutalizzati, ghettizzati dal popolo razzista”. Su questo ci permette di riflettere Obioma creando con il lettore una magica empatia e appassionandoci alla storia grazie alla sua riconosciuta abilità di romanziere.

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