Lola Shoneyin - Prudenti come serpenti - recensione a cura di Giulia De Martino

 Lola Shoneyin

 Prudenti come serpenti

 66THA2ND, 2012 e ristampa 2021

 traduzione di Ilaria Tarasconi

 

Girando per il web mi ero imbattuta in questa scrittrice nigeriana che al Festival delle letterature di Roma del 2015 aveva letto un suo inedito ,“Tra il ventre e l’uovo”, per la presentazione della sua attività   culturale e del suo libro “Prudenti come serpenti”, uscito nel 2012. Mi sono trovata di fronte ad una donna energica e combattiva, sui quarant’anni, che ha riepilogato la storia dei suoi nonni e dei suoi genitori per spiegare l’enorme esperienza personale in fatto di famiglie patriarcali e poligamiche, di dissidi e gelosie fraterne, di enormi influenze della madri sulle figlie, che sono poi il materiale del suo romanzo. Non a caso si è interessata della educazione femminile del suo paese, considerata chiave in uno stato come la Nigeria, dove enormi differenze socio-culturali, etniche e religiose stanno devastando il territorio, ormai balcanizzato.

Non basta per le donne raggiungere l’istruzione e la laurea se non cambia la mentalità circa il loro ruolo nella società. E non è soltanto la nefasta opera condotta dai Bokoharam circa l’istruzione femminile e l’istruzione in generale; anche nelle classi medio-alte della borghesia domina l’idea che una donna senza un uomo che la sostenga e diriga non valga niente. Certo anche in Nigeria le cose stanno cambiando ad opera delle ragazze inviate a studiare in Inghilterra o in America, che quando tornano devono lottare duramente per poter essere se stesse anche nel loro paese. La scrittrice è tornata a vivere a Lagos, dopo aver sposato a Londra un medico, figlio del premio Nobel Wole Soynka, e avere messo al mondo quattro figli : insegna e promuove le arti con la fondazione di Ake Arts & BookFestival allo scopo di sviluppare e far conoscere la creatività del continente africano.

Protagonista della storia è proprio una di queste donne: Bolanle ha avuto la fortuna di crescere in una famiglia cristiana e monogamica, dove l’istruzione è stata considerata indispensabile per la sua educazione e quella della sorella, per assicurare loro un avvenire migliore nella società. Ma come è possibile che proprio una laureata si infili in una famiglia poligamica composta di tre mogli e un marito tutti analfabeti? Da qui prende le mosse la trama che si dipana in un romanzo corale, in cui di volta in volta ascoltiamo la voce dei diversi componenti, compreso l’autista di Baba Segi che avrà un ruolo nella vicenda.

Apprendiamo poco a poco la storia, quasi sempre tragica, di queste donne e del loro marito-padrone Ishola Alao, detto Baba Segi, facoltoso imprenditore analfabeta; un uomo che dal niente si è fatto da sé, ottuso e tradizionalista, che non sa resistere alle donne e soprattutto all’idea di mostrare a tutti la sua virilità attraverso il numero di figli (7) nati da questi matrimoni e che vorrebbe incrementare con l’unione con Bolanle, ultimo suo trofeo. Il romanzo procede mostrandoci tutta l’ostilità di Iya Segi, Iya Tope e di Iya Femi, le tre malefiche donne di Baba Segi, contro l’ingresso della laureata nel loro gruppo famigliare: “E’ laureata, e allora? Quando ci ritroveremo dinanzi a Dio nell’ultimo giorno, ci chiederà se siamo andati all’università? No! Ma vorrà sapere se siamo stati prudenti come serpenti, perché è così che la Bibbia ci chiede di essere”.

Iya Segi, la prima moglie, un quintale di ciccia e astio, è la vera responsabile della casa: tutto dipende da lei, dal cibo ai vestiti e alle medicine, da distribuire alle co-mogli; con magheggi vari è riuscita ad accumulare una ricchezza personale, attraverso dei punti di vendita di cemento per costruzioni, comprando negozi e terreni e sottraendo al marito soldi, senza che se ne accorgesse. Il potere lo usa per far rigare dritto le altre. Non è stato Baba Segi a decidere il matrimonio con lei, ma è stata opera delle loro madri , povere vedove o donne abbandonate, spingendole ad abbandonare la campagna e a stabilirsi ad Ibadan.

Neanche Iya Tope, la più mite e indifesa, il nostro Baba Segi l’ha voluta di sua spontanea volontà: gli è arrivata come compensazione di un affare di tuberi di manioca andato a male con il padre di lei… Ben contenta la famiglia di essersi liberata di una figlia esile di membra e di cervello: non era bella e si comportava come una bambina piccola , il che significava che era difficile da piazzare sul mercato matrimoniale.

Iya Femi è bella, ha gusto nel vestire, sa cucinare e sa rigirarsi il marito a suo piacimento, usando la sua seduzione. Ma di certo si è trovata per caso in questa famiglia, unica soluzione che è riuscita a trovare per le disgrazie della sua vita: prima la morte improvvisa e drammatica dei genitori, poi lo zio che si impossessa della sua casa e la manda a servizio dalla campagna a Ibadan presso una famiglia facoltosa, preda di una Nonna, avara e malvagia che non disdegna di seviziarla per un nonnulla. Diventa l’amante di un figlio libertino della padrona, che però non vuole legami. Tuttavia una cosa la fa per lei….le instilla l’idea della fuga dalla casa in cui è una servetta maltrattata. Fuggita ad Ibadan, in preda ad una crisi isterica per non sapere a chi rivolgersi per un aiuto, per caso conosce l’autista di Baba Segi, a cui domanda se è in grado di segnalarle un uomo ricco da sposare: eccola dunque la terza moglie. Raggiunta una posizione confortevole, non sopporterà l’idea di essere soppiantata dall’ultima arrivata, che, in realtà è la sola di cui Baba Segi sembra essersi innamorato. Ed eccoci tornati alla domanda iniziale: perché Bolanle accetta?

Alle sue spalle c’è la storia di uno stupro che l’ha annientata: la vergogna e la sofferenza psichica le impediscono di parlare a sua madre, sviluppando una considerazione bassissima di sé come donna, nonostante la bella riuscita negli studi, cui si aggiunge un aborto del frutto della relazione con un suo compagno di scuola, ricco e superficiale. Il rapporto con sua madre, una donna rigida e dispotica, diventa sempre più difficile e oppressivo, con sua sorella litiga perché Lara è considerata stupida rispetto a lei, generando astio e livore ad ogni parola che si rivolgono. Il padre è un debole che non sa far altro che scappare di fronte alle situazioni, trovando rifugio nell’alcol come risposta alle situazioni imbarazzanti e complicate. Meglio la sicurezza in un matrimonio con un uomo di mezza età facoltoso e la condivisione della casa con altre donne : potrà essere di più dell’inferno di casa sua? Se vi siete fatti l’idea dello stallone che regala sesso paradisiaco alle sue mogli, non è il caso...Tutte e quattro lo percepiscono come un uomo che adopera il suo membro come un gigantesco stantuffo senza sapere niente di erotismo e lo sopportano pazientemente, in cambio dei vantaggi che ottengono. Di Iya Segi leggiamo pure una propensione all’amore lesbico, mascherato abilmente al marito che, nella sua convinzione di essere un campione sessuale, non si accorge di nulla.

Ma le tragedie di cui si parla nelle loro storie virano al comico quasi boccaccesco quando il lettore apprende il segreto riproduttivo di queste donne , per custodire il quale sono disposte a fare del male alla quarta moglie, se non a ucciderla, almeno a costringerla ad allontanarsi. Bolanle, seguendo il suo istinto di donna moderna porta il marito all’ospedale per fare ricerche su una sua presunta sterilità, di cui è stata accusata invece lei più volte da Baba Segi. Sarà però questo evento a cambiare le carte in tavola, a mutare di nuovo la commedia in tragedia. Per errore, un cibo avvelenato, destinato da Iya Segi e Iya Femi alla quarta moglie, viene mangiato da Segi, prima figlia della famiglia, la più amata dal patriarca e da sua madre Iya Segi, conducendola alla morte.

Le donne, a questo punto, sono preoccupate per il loro destino che si preannuncia molto fosco e Baba Segi teme, più di ogni altra cosa, il giudizio degli altri maschi: impotente a generare e pluricornuto. Leggerete come si adatteranno tutti alle circostanze mutate. Solo Bolanle avrà il coraggio di andarsene, l’esperienza drammatica l’ha guarita dalle sue paure e saprà trarne beneficio per tentare di iniziare una nuova vita: dopotutto questo lo deve a Baba Segi , a cui sarà per sempre grata…Per vie molto traverse il destino le ha offerto una possibilità di ricominciare.

Il romanzo, tra emozioni e divertimento, ci mostra non solo la mentalità del patriarcato che domina tra i musulmani quanto tra i cristiani e i seguaci delle religioni tradizionali, ma anche la collaborazione delle donne al suo mantenimento, scambiando un pezzetto ridicolo di potere conquistato con lo status matrimoniale, con l’esercizio del Potere che resta saldamente nelle mani degli uomini, ministri o contadini che siano. Un altro punto notevole è l’indagine sui sentimenti che albergano in queste famiglie: non ci sono solo gli odi e i risentimenti, ma anche l’affetto sincero per i figli, anche da parte del padre- padrone: dopotutto, fa rimarcare la prima moglie, i figli sono di chi li fa crescere e non di chi li ha prodotti biologicamente. Non è solo una scusante per i sotterfugi commessi, anche il marito comincia a propendere per la stessa idea: vuole davvero bene a questi bambini e bambine.

Netflix si è gettato subito su questa ghiotta storia per trarne una serie di successo, segno che effettivamente qualcosa può cambiare. E la nostra scrittrice non si perde d’animo, continuando infaticabile la sua lotta per i diritti delle donne e dei giovani e per la libertà dalla corruzione e dalla violenza.

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