Yamen Manai - Bell'abisso - recensione a cura di Giulia De Martino

Yamen Manai

Bell'abisso

edizioni e/o, 2023

traduzione di Valentina Abaterusso

 

Un altro ingegnere, questa volta tunisino,vincitore nel 2022 del Prix de la littérature arabe, prestato alla letteratura come il marocchino Fouad Laroui, è stato pubblicato da una interessante casa editrice tunisina, la Elyad. L'autore, già conosciuto in Francia, appare in Italia con la sua prima traduzione. Non è il solito libro sul fallimento della Rivoluzione dei gelsomini, o meglio lo è in maniera stravagante e insolita.

Il testo si configura come un memoir di un adolescente quindicenne, alle soglie di un processo che lo vede imputato per violenze commesse contro suo padre, una guardia municipale, il sindaco e il ministro dell'ambiente: a tutti loro ha sparato ad una mano, perché colpevoli di aver causato l'uccisione del suo cane. Mani che hanno somministrato cinghiate e ceffoni, che hanno sparato ad animali innocenti, hanno firmato ordinanze assurde invece di occuparsi di problemi veri, hanno votato in parlamento non a favore di tutti i tunisini, ma solo di chi fa parte delle élite e del cerchio magico attorno a politici corrotti, affossando le speranze dei giovani che avevano creduto ad un cambiamento possibile.

Il libro, composto di circa 120 pagine, è in prima persona: il protagonista parla, sproloquia, si commuove e si arrabbia, con un tono ferocemente ironico, ora con l'avvocato d'ufficio che gli è stato assegnato, ora con lo psicologo che cerca di capire e cogliere una luce di razionalità in un discorso totalmente emotivo. E il lettore si lascia trascinare da questa emotività, soffrendo con il giovane protagonista per la storia della sua famiglia e del cane Bella.

Bambino timido, sensibile e un po' deboluccio ha un pessimo rapporto con il padre professore. L'uomo riserva per sé il suo stipendio, spendendo in una bella macchina, occhiali molto costosi, per dei libri che non legge nemmeno, per darsi arie da intellettuale di fronte ai colleghi e costringendo sua moglie e i due figli a vivere del poco stipendio guadagnato dalla moglie. Un uomo tradizionale, maschilista e quasi anaffettivo che non insegna nulla a suo figlio (che chiede solo affetto e comprensione) e non sopporta di essere contraddetto, trattando, soprattutto il protagonista, con percosse al minimo cenno di ribellione. La moglie non osa dire nulla, ama suo figlio, ma si schiera sempre dalla parte del marito. Il ragazzino è diviso tra disprezzo e amore. Ma questa è la storia di tanti ragazzi, lui lo ha visto nelle famiglie dei suoi vicini. Non va meglio con gli insegnanti, i compagni di scuola, i vicini: tutti lo bullizzano in qualche modo. Una vitaccia triste e solitaria che viene interrotta, a tredici anni, dal ritrovamento di una cucciola di cane, che lui chiama Bella e che entra gioiosamente nella sua esistenza riempiendolo di affetto e coccole. E' un amore a prima vista, che lo fa crescere in sicurezza e autoconsapevolezza. Il fatto però si scontra con la convinzione di molti musulmani nei confronti dei cani: sono sporchi e impediscono agli angeli di entrare in casa, dice la mamma. Maledetti hadith, esclama il ragazzino. Il padre, peraltro per niente religioso , lo carica di botte, un dottore amico gli parla delle malattie che procurano, un vicino sufi tenta di distoglierlo da questo legame, sostenendo che non si può essere amici di un essere che si lecca il sedere. “E allora? - racconta il ragazzo allo psicologo - ho risposto che basta guardare in giro per il web e vedere i siti dove la gente lo fa tranquillamente...”

Ottiene di tenere il cane solo dopo avere minacciato di buttarsi giù dal terrazzo, facendo balenare al padre l'onta di un fatto del genere da affrontare con i suoi vicini. Sempre le apparenze, mai la sostanza... Tuttavia per il protagonista inizia un bellissimo periodo di felicità: scorazza con Bella al mare , sulla spiaggia, nei boschi, le carezze che dà e le coccole che riceve lo fanno diventare un adolescente forte e sicuro, finché un giorno...Torna a casa da scuola e non trova più il suo cane.

La scomparsa di Bella lo fa inferocire come succede agli adolescenti, colti nei momenti delicati e difficili di transizione verso l'età adulta. Apprendere ciò che è successo al cane lo fa rivoltare contro suo padre e contro tutto l'ambiente tunisino, rei di non sapere accogliere le istanze dei giovani, restando attaccati a tradizioni e ipocritamente favorevoli a parole chiave come libertà, democrazia, difesa dei diritti dei più deboli, ascolto e comprensione. Chi glielo dice del grande inganno nei loro confronti, a quei giovani che consumano il tempo nei caffè, in attesa di un lavoro che non c'è, pensando di porre fine all'imbroglio con una traversata in mare in barcone? Solo chiacchiere e difesa degli interessi delle caste, conclude il ragazzo arrabbiato.

E' per questo motivo che non accetta i consigli di ravvedimento di psicologo e avvocato per una riduzione della pena: “Mi assumo la responsabilità delle mie azioni. Sconterò la pena dietro le sbarre...La pena, quella in fondo al mio cuore, non si ridurrà mai”. Quanto al fatto di provenire da una buona famiglia e preservare la possibilità di concludere il ciclo dei suoi studi per un futuro lavoro soddisfacente, ebbene tutto ciò suscita solo la sua feroce ilarità. Andrà in carcere in compagnia dei libri e dei bei ricordi con Bella. In questo mondo di apparenze, le cose più preziose sono quelle che costano meno. Un libro, un abbraccio e l'amore, l'amore, persino quello di un cane.”

Avevamo sentito tante richieste nelle rivoluzioni arabe, tante parole d'ordine, ma questo richiamo all'amore è del tutto insolito.

 

 

 

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