Chibundu Onuzo
La figlia del re ragno
Fandango, 2019
traduzione di Chiara Brovelli
Con un po’ di ritardo presentiamo questo romanzo di una giovane scrittrice anglo-nigeriana che ha cominciato a comporre questo testo all’età di appena diciassette anni. In Inghilterra “La figlia del ragno” esce nel 2012 e sta per uscire il terzo romanzo dell’autrice. In interviste recenti Chibundu Onuzo guarda già, con una certa distanza, questa sua prima acerba prova, senza tuttavia rinnegarla.
Dichiarare la giovane età dell’autrice è necessario perché spieghiamo così certe difficoltà nel dipanare la vicenda e alcune soluzioni narrative, a volte un po’ ovvie. Ma d’altra parte si notano anche originalità e vigore nel tratteggio dei personaggi dei due adolescenti protagonisti della storia e nella scelta di farci calare nella testa dei protagonisti.
La vicenda è infatti narrata in prima persona dalla voce di Bike, una splendida e intraprendente ragazza molto ricca e viziata e da quella di Runner G, un diciottenne venditore ambulante, strano tipo di povero dei bassifondi di Lagos. Confessiamo che, in qualche momento ci si perde nervosamente nell’attribuire i pensieri e i discorsi all’uno o all’altra, nonostante la scelta editoriale di una grafica in corsivo che connota la ragazza.
La scrittrice non descrive i personaggi, ma le caratteristiche emergono dai loro pensieri o dal dialogo e dunque il lettore ne scopre solo poco a poco le vite e le relazioni parentali e di amicizia.
All’inizio sembra un romanzetto per adolescenti sul tema dell’amore impossibile e contrastato: la ragazza adocchia Runner G dall’interno del suo suv, condotto dall’autista Hassan, piegato a non contrastare mai i desideri, anche più strani, della sua padroncina. In un mucchio indescrivibile di venditori ambulanti, è colpita da questo giovane uomo bello e dallo sguardo vivido e intelligente. Lui la vede, splendida e irraggiungibile, dietro i vetri di un gran macchinone che non riesce a sfrecciare, imbottigliato com’è in un traffico colossale e assordante; il che, però, permette agli ambulanti, approfittando di queste estenuanti soste, di vendere le loro piccole merci da quattro soldi. Il suv si ferma, i due ragazzi cominciano a scambiarsi qualche parola e da lì parte la loro vicenda. Riusciranno i nostri eroi a superare i pregiudizi reciproci, le differenze di classe, le reticenze sulle loro vite che da subito s’impongono e rendono difficoltosa la loro relazione?
Ma non è un romanzetto per adolescenti, come poteva sembrare al primo impatto. Protagonista assoluta è la città, una Lagos grattacieli e slums, ville super lussuose ed enormi, protette da polizie private e quartieri malfamati, dove l’immondizia regna sovrana e li contrassegna come un marchio , con i suoi miasmi. Le descrizioni sono vivide e senza alcuna retorica e trasportano i lettori dentro viuzze e localetti sporchi dove però si mangiano eccellenti specialità del paese, che non cedono alle lusinghe delle offerte gastronomiche internazionali.
I lettori vengono anche guidati nel labirinto delle stanze del ‘castello’ di Bike, tra gli arredi, i giardini, le feste di una gioventù dorata e spensierata, che non sa nulla del resto della città e neanche lo vuole sapere, tutta persa dietro i problemi di quale moda seguire, quale musica ascoltare, a quale prestigiosa università straniera iscriversi. Molti di questi giovani costituiscono la corte della protagonista e nessuno osa veramente contrastare i desideri e le decisioni di una reginetta dispotica e arrogante. Il padre di Bike, il misterioso Mister Johnson, è l’uomo più potente di Lagos, non si può contraddirne la figlia.
I due giovani sono molto soli: la ragazza vede suo padre solo il mercoledì e con lui ingaggia duelli di parole per avere la supremazia nei loro incontri, apparentemente non c’è un legame di affetto, di sangue sì ; dal ragazzo apprendiamo, ma la ragazza non lo sa, che lui proviene da una famiglia dell’élite lagosiana, decaduta dopo un improvviso incidente di macchina in cui muore il padre, noto avvocato. Ha frequentato buone scuole e questo spiega come sia in grado di incuriosire Bike con un linguaggio e una cultura insoliti in uno straccione. Si occupa, come un padre, della sorellina, cercando di farla studiare perché abbia un futuro. Bike e Runner G hanno entrambi delle madri depresse e tutte concentrate dietro i loro passati splendori: la moglie di Mr.Johnson è stata una nota attrice di film di cassetta, non propriamente eccelsi e la madre di Runner G è capace solo di pensare alla posizione sociale perduta.
A poco a poco la vicenda vira verso un noir avvincente, fatto di colpi di scena: tutto nasce dalle loro menzogne o reticenze reciproche, solo il lettore sa qualcosa di più, ma deve lasciare che i due intraprendano strade diverse, come diverse sono le loro vite, per arrivare alla verità. I due adolescenti si attraggono e si respingono mano a mano che vengono a conoscenza di eventi che riguardano le attività ( criminali?) del padre di Bike e del suo ruolo giocato nella presunta morte accidentale del padre del giovane.
Personaggi minori entrano nella storia, che non hanno paura di perseguire la verità, innocenti vittime di questa città che stritola i poveri e cerca di ridurne la dignità. Così come compaiono anime nere, consiglieri malefici in doppio petto, che sanno guidare prima il padre, detto il Ragno, poi la figlia del Ragno. Un ruolo importante viene giocato dai numerosi figli illegittimi a cui il padre ha destinato un’ala della villa assolutamente separata : non incontrano mai il padre, raramente e per sbaglio la sorella.
E’ inevitabile che le strade dei due si separino e anche se c’è qualche falla nell’affrettato finale, rientrano ognuno nella sfera sociale di appartenenza, lasciando i lettori con un pessimismo tragico riguardante l’intera Nigeria. Non è tenera con nessuno dei due personaggi l’autrice, evidenziandoli nei loro difetti e nelle loro defaillances. Chi è veramente Bike? e Runner G è così coraggioso come sembra?
Intrighi, criminalità, affarismo più che spregiudicato, relazioni familiari perturbate, crudeltà e violenze, amori dissidiati. Chiunque abbia avuto un po’ di conoscenza della letteratura popolare nigeriana, della produzione televisiva e cinematografica sa quanto questo romanzo sia debitore ai generi in voga. A questo proposito rimandiamo alla lettura della parte riguardante film e video del libro “ Comunicare l’Africa”, da noi presentato negli approfondimenti del sito .Ma a un’opera prima si perdonano molte cose, se dimostra comunque originalità di linguaggio e una certa cruda capacità di rappresentazione del reale, decisamente insoliti in un principiante. Come spesso accade, un romanzo si dimostra più efficace di un saggio nell’aprire uno squarcio sulla contraddittoria società nigeriana.