Domenico Ricci
AFRICA, BOMA YE!
Domenico Ricci editore, 2010
Nel suo titolo, questo libro che rievoca trent'anni di calcio africano, si ispira alla frase che risuonava nel mitico “Stade du 20 mai” a Kinshasa (ottobre del 1974), durante il mondiale dei pesi massimi Alì-Foreman : “Alì, uccidilo” “Alì, boma ye!” Non si scherza quanto a tifo anche in Africa ma qui l'incitamento è rivolto all'Africa stessa, quasi un incoraggiamento non solo a giocare splendide partite e a fornire giocatori di alto livello, ma a continuare la sua strada verso il futuro sconfiggendo i suoi avversari, i suoi detrattori, gli speculatori delle sue ricchezze.
Il calcio di cui parla Domenico Ricci è quello di trent'anni fa, ci tiene a dichiararlo, un' esercito di pionieri che hanno spianato la strada ai giovani campioni tuttora presenti nelle varie squadre europee.
L'amore per l'Africa si è manifestato nell'autore attraverso la musica e un amico zairese durante il periodo di una gioventù un po' scapestrata negli anni settanta, per approdare quindi alla professione calcistica prima come coach, poi come manager e infine come consulente. Il suo sogno pionieristico era di creare una grande squadra africana e non solo un campionato di squadre africane e per fare questo occorreva lavorare molto sul posto.
E' un diario scritto a cuore aperto col piglio appassionato del giornalista e del viaggiatore. Anche per chi non comprende molto di calcio è godibile il ritratto dell'Africa che viene descritto: “la gente che faceva chilometri e chilometri a piedi come se stesse andando a comprare il giornale”, di fronte a cui l'autore nota scherzosamente che “se a Roma c'è l'Università della Sapienza, io mi ero iscritto a quella della Pazienza. Molto bella, vera e originale cultura africana”; la natura che la fa da padrona, i cartelloni pubblicitari fermi agli anni sessanta, il piccolo bar, atmosfere che avvicinano immagini familiari della periferia italiana alla realtà congolese dolce e aspra al contempo. “Controversial” è il soprannome con cui verrà appellato in seguito quando difende focosamente le sue ragioni per affermare il valore dei calciatori africani all'inizio snobbati dalle grandi società calcistiche.
La purezza e genuinità degli esordi sul campo di calcio e negli intervalli tra una delusione e l'altra (campi di calcio improbabili, pieni di buche, squadre che si distinguono giocando l'una a torso nudo, l'altra con la maglietta) contrastano con le partite ufficiali in cui l'affacciarsi sulla soglia del dio denaro, cambia le carte in tavola e dà la stura alla corruzione e ai giochi di potere. Anche in Italia abbiamo visto cosa hanno prodotto questi giochi di potere, uccidendo la sana passione sportiva dei giocatori e dei tifosi.
Ricci ricorda che in Africa il giovane ha tre possibilità per emergere: lo sport, la musica, lo studio e purtroppo il banditismo. La strada della studio e della musica non è sempre accessibile a tutti per motivi economici, mentre lo sport si rivela il sogno più raggiungibile anche se comporta molto sudore.
L'avventura inizia a Kinshasa con l'Associazione Sportiva Bilima ma ci sono degli interessanti precedenti: una rocambolesca iniziativa, che ha dell'incredibile, per permettere l'evasione dal carcere dell'amico zairese Achille e un periodo di viaggio alla ricerca dei diamanti. L'impatto con una natura immensa e silenziosa, l'incontro con la spiritualità nella chiesa cattolica di Limbé in uno scenario coloratissimo di cori accompagnati da tamburi, sconvolgono il giovane e lo riportano dopo una gioventù “ribelle e inconcludente”verso la coltivazione dei suoi due amori: la musica e il calcio.
Inizia così a Londra il corso di allenatore, poi in Italia, a Torino, il corso FGCI.
Il gioco calcistico africano inizia in Congo, a Kinshasa e Brazzaville per proseguire freneticamente a Dakar, ad Algeri (di cui ricorda il viaggio estenuante e faticosissimo) in Mali, Costa d'Avorio e oltre; i viaggi si rivelano molto difficoltosi, spesso con mezzi di fortuna e ci sono anche seri problemi tecnici e medici cui si supplisce sempre con l'improvvisazione. Ma in mezzo a queste difficoltà logistiche, uno squarcio di luce: i tragitti in autobus dal luogo del ritiro allo stadio, prima della partita, con le preghiere e i canti “un momento di regia perfetta” con canzoni gospel e voci struggenti che è impossibile dimenticare.
Rispetto ai dirigenti falsi, ipocriti e interessati che spesso capiscono poco di calcio, Ricci preferisce restare solo con i giocatori con cui c'è un linguaggio più immediato e sincero; gli stessi giocatori di fronte ai politici, ai discorsi di cooperazione si mostrano diffidenti: “gli africani hanno preso talmente tante fregature nella storia che il loro DNA li rende molto allergici a discorsi di bandiera, di cooperazione e li fa maestri nel fare scelte individuali”.
Ricci afferma che l'esperienza di allenare in Africa gli ha cambiato la vita al punto di non essere più lo stesso e riconosce umilmente che occorre “essere contenti di quello che si ha, ma senza smettere di volere di più”. Anche in campo essere umili aiuta la squadra, occorre essere tutti per uno, uno per tutti poiché “l'orgoglio è l'inizio della rovina”; ci sono giovani calciatori che non riescono a conservarsi umili e con i primi successi compiono degli sbagli che compromettono definitivamente la loro carriera.
Una pillola di saggezza a tale proposito propone l'amico nigeriano Oyedep: “Il ringraziare è un ottimo ascensore, il lamentarsi un grasso ed efficace bulldozer: butta giù tutto” e sul potere letale del denaro viene ricordato il saggio Pozzo: “I soldi sono una rovina, fino a che uno non li ha, tutto fila liscio, appena uno fa due lire messe bene, comincia a litigare con i soci”. L'allenatore deve fare anche lo psicologo, quando non esista tale figura nello staff poiché i risultati sul campo riflettono quello che è stato fatto fuori dal campo.
L'avventura calcistica dell'autore subisce alterne vicende, dall'Associazione Bilima al rientro a casa con la moglie africana durante il quale si dedica al “calcio di strada”, al rientro in Italia e i rapporti non sempre facili con i dirigenti calcistici avviandosi verso l'attività manageriale. Viene fondata la prima associazione dedicata al calcio africano, l' AFM con tre uffici in Europa e quattro sedi in Africa : “l'impero è durato dal '91 fino al 2001, con colpi di coda fino al 2005, poi si è gradualmente sfaldato fino al crollo totale, come tutti gli imperi che si rispettano”; oltre a problemi familiari e di salute che hanno determinato la fine dell'impresa, Ricci sottolinea che la legge Bossi-Fini si rivela il vero cimitero delle speranze africane in Italia. La speranza tuttavia non muore e ricorda ciò che disse Arrigo Sacchi vedendo nel 1992 il potenziale calcistico africano: “E' il calcio del 2000”.
Ricci sottolinea le caratteristiche della gente africana con cui è entrato in contatto, la loro gioia, la loro pazienza, la loro musica, l'elemento naturale controllato e diretto dal soprannaturale; tuttavia ne evidenzia anche le contraddizioni e in particolare parlando dei giocatori e dirigenti africani con cui si è relazionato, la sua visione non è buonista, ma lucida e appassionata: “i ghanesi sono molto gentili, educati, dei veri british neri, così diversi dagli amici del Congo”; e ancora: “abituato in Congo, Università della Bugia, del non rispetto degli impegni presi e della simpatia dirompente, mi sembrava una passeggiata avere a che fare con il Ghana, tutt'altra musica, disciplina britannica” e sa trarre profitto anche da questi contatti per cavarsi d'impaccio mischiando “savoir faire congolese e africano alla vecchia politica romana del sorriso”.
Contro le pratiche superstiziose e pseudo-religiose di invocare la vincita molto diffuse anche in Africa, Ricci propone la ricetta “Del Piero” che consiste in un abbraccio al compagno di squadra che ha sbagliato e dunque va confortato; questo sano realismo tuttavia non gli impedisce di esaltarsi suscitando la nostra simpatia: “Io sono sicuro, ma veramente sicuro al 100% che il Signore insieme ai suoi angeli osservatori, angeli talent-scout, agenti, mister, vede tutte le partite in ogni parte del mondo, a qualsiasi orario, di qualsiasi categoria”.
E' un'Africa quella descritta da Ricci che richiede scambio, dedizione, amore, sforzo quotidiano, che oggi rigetta i commercianti senza scrupoli, infine così misteriosa e sorprendente da definirla “un continente dove è possibile tutto e il contrario di tutto”.
Ricordiamo che l'autore ha prodotto ed edito in proprio il testo che è disponibile per l'acquisto online visitando il sito www.africabomaye.com