Il parrucchiere di Harare (a cura di Giulia De Martino)
Non sono molti, almeno fino ad ora, i romanzi africani tradotti che ci presentano storie aventi come tema l’identità sessuale. Possiamo citare, tra questi, MOFFIE del sudafricano André Carl van des Merwe, da noi censito nel 2013 che aveva scelto una cifra stilistica drammatica e struggente. Ricordiamo che in molti paesi, come per esempio lo Zimbabwe, l’omosessualità viene punita come un reato.
IL PARRUCCHIERE DI HARARE del giovane scrittore dello Zimbawe, oggi residente in Scozia, mostra invece una scelta più leggera, che vira abbastanza sull’umorismo, anche se i temi di cui parla sono decisamente gravi. Tendai Huchu non dona al lettore le sue riflessioni o la sua ideologia, ma lascia che emerga dalla rappresentazione dei personaggi e degli ambienti tutto il marciume della dittatura di Robert Mugabe,tutto il pregiudizio governativo , ma anche popolare, nei confronti dell’omosessualità.
Per fare questo, per dare un’occhiata cioè a tutti gli strati sociali e ai loro comportamenti sceglie un ambiente insolito: un salone da parrucchiera, gestito dalla signora Khumalo, una ‘burina’ in fase di arrampicamento sociale e dalla sua sciocca e invidiosa giovane figlia che non ha ancora capito bene il mestiere e forse non lo imparerà mai.
Come nel film CARAMEL della libanese Labaki che ha la stessa ambientazione, è prevalentemente attraverso il chiacchiericcio e il pettegolezzo che ci si offre uno sguardo sulla società, filtrata da occhi prevalentemente femminili.
La protagonista Vimbai,una madre single con una graziosa bambina avuta, giovanissima, da un facoltoso uomo d’affari che aveva promesso di sposarla e che poi si è completamente disinteressato di lei e della figlia, è la star del locale: tutte le donne vogliono farsi i capelli da lei, solo lei riesce a farle sentire tutte belle e alla moda come le bianche, accodandosi alle loro richieste, anche le più assurde. Ma il suo trono viene messo in pericolo da tal Dumisani, un ragazzo di circa 22 anni, bellissimo, elegante e affascinante che si presenta per un posto di taglio e messa in piega, resosi vacante. Mrs. Khumalo, dopo un primo sbigottimento, fiuta l’affare: il ragazzo ci sa fare davvero con le clienti,spalanca possibilità di stili e prodotti finora sconosciuti, compresa la vendita, nel negozio, di contraccettivi femminili, per prevenire l’Aids, malattia ancora molto sottovalutata in Africa e verso la quale si preferiscono rimedi assurdi, come giacere con bambine vergini.
Dumisani ,sforbiciando come un novello misterioso Edward Mani di forbice,di burtoniana memoria, fa sentire ogni donna unica e irripetibile, comportandosi all’opposto di Vimbai: contrasta i desideri delle clienti quando questi si rivelano fittizi e di puro scimmiottamento di mode europee, contribuendo alla consapevolezza del loro corpo e della loro personalità.
Con questo brivido commercial-erotico prende avvio la narrazione che vede sfilare nel salone ministre e infermiere, insegnanti e imprenditrici, impiegate e oziose signore dell’alta crema sociale, all’insegna di una sfida tra la protagonista e Dumisani.
La storia scorre con il punto di vista della protagonista Vimbai: il lettore, più smaliziato di lei si accorge subito di che cosa si nasconda dietro il bel Dumisani, che accetta di vivere come inquilino in casa della collega, avendo questa bisogno di qualche soldo in più per provvedere alla graziosa casetta che le ha lasciato in eredità un fratello, emigrato in Inghilterra e precocemente morto, fonte di grave lite con il resto della famiglia.
Ma l’autore fa percorrere alla sua Vimbai un cammino molto più lungo e tormentato, per raggiungere la conclusione ad un certo punto inevitabile: si è innamorata di un omosessuale! Talmente accecata dai pregiudizi, comuni a tutti gli altri personaggi, che non sa raccogliere gli indizi che Dumisani lascia trapelare.
Tendai Huchu riesce a trasformare il confuso Dumisani, anche lui invischiato, attraverso l’educazione e la cultura negli stessi pregiudizi sociali sulla omosessualità come perversione o malattia o comunque qualcosa da nascondere, in un eroe consapevole che riesce a tener testa alla ministra M. , pericolosa donna di potere, ai ‘veterani della rivoluzione’, bande criminali, al servizio del regime, che commettono delitti odiosi e violenze inaudite, alla famiglia finanziariamente potente e imparentata, nientemeno, con la moglie di Mugabe, zia Grace come la chiamano popolarmente gli abitanti dello Zimbabwe.
Dumisani diventa il paradigma di una trasformazione possibile per tutto il paese contro le ipocrisie e le corruzioni, contro l’acquietamento delle ansie sociali nei pericolosi gruppi religiosi pentecostali, contro i mille piccoli o grandi soprusi cui deve sottostare il cittadino di questo paese africano. Ma… occorre arrivare ad un acme molto doloroso, che non raccontiamo qui, perché la protagonista cambi le sue idee sull’amore omosessuale, anzi sull’amore in genere.
Tutto questo, entrando in saloni di bellezza, nei sacri recinti del consumismo, cioè i mega centri commerciali, nelle ville dei ricconi, nelle strade piene di traffico di Harare,ingombre di venditori piccoli e grandi, negli uffici burocratici, negli ospedali privati, nei quartieri dei ricchi e nelle bidonville dei poveri, a contatto con personaggi, attraverso i quali l’autore ridicolizza la mania dei suoi concittadini di sembrare il più inglesi possibile e la voglia di tutti, proprio tutti, di arraffare un pezzetto di ricchezza o potere, senza badare troppo all’etica.
Parafrasando un celebre detto, in questo romanzo, sorridendo s’impara