Jo Güstin
9 Storie luminose
in cui il bene è il male
Il ramo e la foglia ed. 2024
traduzione di Luca Bondioli
L’autrice nata a Douala in Camerun nel 1987, è conosciuta come scrittrice francese (attualmente operante in Canada), umorista, autrice e interprete di monologhi, produttrice creativa e oratrice pubblica. La sua molteplice attività traspare nella padronanza narrativa capace di cogliere non solo l’elemento tragico, drammatico, ma anche quello banale, sconcertante, surreale. Alla stregua del fumetto, del romanzo urbano, delle storie fantascientifiche in ambito letterario africano, instaura con la sua scrittura una immediata empatia con il lettore.
Quali sono le storie luminose di cui parla e perché luminose?
Il sottotitolo esplica una morale: in cui il bene è il male. Cioè quello che è ordinariamente accettato, che rientra nei ranghi, che viene ammirato e voluto in realtà è ciò che andrebbe condannato, che è lontano dal bene, dalla verità, dalla bellezza. Questo interpretiamo alla luce dei nove racconti: luminose in quanto portano alla luce questo stato delle cose. Dove brilla il male.
Viene messa in scena, sì perché mentre la descrive, la vediamo, una bambina di dodici anni avviata alla prostituzione; un bambino soldato cui hanno sterminato la famiglia; entrambi emblemi della violenza sui minori esercitata non solo in Africa, attraverso la prostituzione, la lotta armata e il commercio (in internet) di cui sono vittime.
La prima, condotta al macello da uno sfruttatore, fa le sue riflessioni, intervallate da ciò che il suo protettore le dice, senza perdere la speranza del riscatto : - Ora che aveva tredici anni e che il suo corpo “cominciava a invecchiare”, doveva lavorare con più accanimento, se voleva incontrare “il buon bianco” in fretta.
La storia del futuro bambino soldato ha l’incipit della bella favola “ C’era una volta, in un regno lontano popolato da strane persone nere dalla testa ai piedi, un bellissimo bambino di dieci anni che rispondeva al dolce nome di Innocente” .
Poi ci sono le superstizioni che imperversano su un bambino, Ibeji, accusato di stregoneria a causa di una calcificazione nel suo stomaco di neonato, della sorella gemella: diventa accattone, poi ladro, infine viene sacrificato su un altare di fuoco con un albino e una preadolescente nata con il pene.
Tra gli adulti invece c’è la banalità degli incontri sulle chat oppure l’avvocato di prestigio, una donna in carriera i cui sogni, di potere e di sesso, riflettono il suo bisogno di ricercatezza, di originalità per mettere in secondo piano le sue origini africane e far prevalere quelle francesi; il diverso, l’escluso, l’amore omosessuale non c’è solo nei sogni della donna avvocato, ma anche in quelli di Alex, in preda alla depressione da abbandono mentre descrive minuziosamente lo stato fatiscente e sordido del suo appartamento. Storie di violenza, di emarginazione, di esclusione, narrate con grande disinvoltura sebbene siano un vero pugno nello stomaco, storie brevi che preludono alla modalità narrativa di un possibile nuovo romanzo.