Marilena Umuhoza Delli
Storia vera dell’Italia nera
ed. Piemme, 2024
Il sottotitolo di quest’opera, uscita nella collana per ragazzi, ma secondo me molto utile come memoria storica per tutti è: Gli afrodiscendenti che hanno fatto la Storia d’Italia, dall’Impero Romano a oggi. E’ una cavalcata che l’autrice (a sua volta afrodiscendente, di padre italiano e madre ruandese) compie attraverso i secoli puntualmente sottolineando la geografia del luogo di provenienza dell’autore citato, mettendo a disposizione la cartina geografica dell’Africa nell’introduzione del libro; quante volte abbiamo constatato l’ignoranza geografica quando si parla dell’Africa? Eppure le nostre coste non sono lontane da quel NordAfrica per esempio che vede da destra a sinistra susseguirsi Egitto, Libia, la Tunisia, piccolina in alto e poi l’Algeria e il Marocco. Per non parlare dell’entroterra….
La scrittrice qui in maniera accattivante ci conduce per mano anche usando con la fantasia mezzi diversi di trasporto: cammello, nave, mongolfiera, dirigibile, aereo e ricorda i profumi di quelle terre, il deserto e l’acqua, la strada e il villaggio. Si intuisce, in questa modalità, l’indirizzo rivolto ai ragazzi che per fortuna hanno una mente molto più aperta rispetto al passato verso i mondi diversi che li circondano.
Da Lucy la prima donna dell’umanità (trovato il suo scheletro che risale a tre milioni di anni fa, ad Harar in Etiopia nel 1974), il cammino delle genti provenienti dall’Africa, culla dell’umanità, approda in Europa circa 45000 anni fa; vediamo dunque in quell’epoca il primo insediamento umano in Europa e quando, molti secoli dopo, in Italia sorgerà l’impero romano che si espanderà in tutto il Mediterraneo, sappiamo che le etnie si moltiplicheranno (non solo dal NordAfrica ma dal Medioriente, Siria, Libano, Grecia), quando “Già la storia dell’antica Roma e la storia d’Africa sono profondamente intrecciate”.
Ci furono personaggi di spicco della politica romana che favorirono una inclusione di genti diverse all’interno della romanità tra cui, per esempio, Caracalla: nato nell’attuale Libia, come il padre Settimio Severo, estese la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell’Impero romano. Anche se si dimostrò spietato nella sua condotta di uomo di potere e nella sua stessa famiglia, riuscì con questo decreto a dimostrarsi di più lunghe vedute rispetto alla mentalità odierna.
Come lui vengono ricordati numerosi uomini romani afrodiscendenti che si distinsero in campo militare, politico, alcuni ricordati come santi e protettori. San Vittore, militare romano nato in Mauritania, fu martirizzato per la sua fede cristiana in tempi in cui l’editto del 313 d.C. che consentiva libertà di culto ai cristiani non era ancora stato approvato. Il suo corpo è stato sepolto nella basilica di Sant’Ambrogio a Milano; è un santo molto caro ai milanesi che gli hanno dedicato chiese, monumenti e il noto carcere. Tra il III e il IV secolo d.C, per rimanere nell’ambito dei santi, ricordiamo san Zeno di Verona (detto il “vescovo moro”, nato in Mauritania) grande predicatore; la figura grandiosa come filosofo e teologo di Sant’Agostino (nato a Tagaste, in Algeria) con la sua eroica madre Santa Monica; san Cipriano (nato a Cartagine, nell’attuale Tunisia) primo scrittore cristiano in latino; molte altri santi e sante vengono citate di cui ignoravamo la provenienza .
Un florilegio di scrittori, poeti, oratori e filosofi prevalentemente provenienti dal Nord Africa si dischiude davanti a noi: da Publio Terenzio Afro (185 a.C. Cartagine) autore di molte commedie ispirate alle opere del greco Menandro a Lucio Apuleio Madaurense autore de Le Metamorfosi (Madaura in Algeria, 125 d.c.).
Tra le figure femminili di notevole cultura spiccano Santa Caterina d’Alessandria e Ipazia, (355 d.C.) nata in Alessandria d’Egitto, matematica, filosofa e astronoma, la prima donna matematica della storia.
Giungiamo al Medioevo e ricordiamo che a partire dall’ VIII secolo la storia dell’Islam si è intrecciata a quella della penisola italiana soprattutto con la conquista dell’Italia meridionale. Un posto di rilievo merita Costantino l’Africano (Cartagine, 1020) che per la sua grande sete di conoscenza viaggiò molto dedicandosi in particolare alla medicina; approdò a Salerno dove insegnò alla Scuola medica salernitana e poco dopo diventò un monaco benedettino traducendo molti testi scientifici dall’arabo e dal greco. Morì nel 1087 nell’Abbazia di Montecassino.
A rinforzare il melting pot formatosi in Italia, l’autrice cita le osservazioni di Marco Sazzini, professore di scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’Università di Bologna: “l’Italia è la popolazione europea con la più grande variabilità genetica; una straordinaria pluralità che avrebbe visto la luce tra i diciannovemila e i dodicimila anni fa”. La nostra autrice aggiunge: “senza il cocktail multietnico che tanto ha contraddistinto la nostra Italia, non avremmo la ricchezza culturale e identitaria di oggi”.
Un particolare vivace che testimonia questa commistione etnica: di San Benedetto, patrono di Palermo, (nato in Etiopia nel 1500 circa) troviamo una immagine dalle parti di Ballarò a Palermo: un gigantesco murales dello street artist Igor Scalisi Palmintieri dove Benedetto indossa un saio celeste e delle scarpe da calcio….”una meravigliosa acconciatura afro incorona il suo volto, fresco e giovane. Un po’ come dire: san Benedetto, uno di noi!”.
Durante il fascismo sono stati ignorati numerosi afrodiscendenti, a causa delle leggi razziali che furono tristemente accettate dal regime, tra cui il valoroso aviatore Domenico Mondelli, il primo aviatore afrodiscendente della storia; nato con il nome di Wolde Selassie nel 1886 da madre eritrea e padre italiano, conquistò molte medaglie al valore durante la prima guerra mondiale ma in seguito si vide arrestare la carriera da Mussolini. Decenni dopo avrà i riconoscimenti dovuti.
Altri esempi di eroi militari, Adolfo Prasso (Addis Abeba 1905) e Giorgio Pollera (Asmara 1912) che morirono entrambi durante le operazioni di stabilizzazione dell’Africa orientale italiana: “combattenti e coloni ‘meticci’ nell’impossibile e assurda posizione di dover combattere contro la terra delle loro radici, l’Africa, in nome di quella che consideravano la loro patria, l’Italia di Mussolini”. Ci sono d’altro canto coloro che combatterono come partigiani durante la Resistenza “gli eroi della banda Mario” ma i nomi dei “partigiani neri” (tra cui Mohamed Abbasimbo, Scifarrà Abbadicà, Abbagirù Abbauagi) non figurano in nessun monumento dedicato ai caduti.
Oltre a menzionare diverse grande personalità afrodiscendenti, l’autrice in alcuni incisi ricorda la piaga della schiavitù atlantica confrontandola con quella odierna della schiavitù mediterranea che, sotto altre specie rispetto ai secoli passati, non è ancora finita. Le riflessioni dell’autrice arrivano con puntualità a indagare gli stereotipi che vivono ancora oggi dopo il colonialismo italiano e il suo rimosso che faticosamente stiamo in parte superando. In questo contesto critico descrive gli “zoo umani” che sono stati ospitati in alcune grandi città italiane dal 1884 a Torino, al 1940 a Napoli (ricostruzione di villaggi africani in stand espositivi).
Nello sport e nella musica sembrano tacere di più le differenze razziali; per es. il campione europeo di pesi medi, il pugile Leone Jacovacci (nato a Sanza Pombo, nell’attuale Angola). Divenuto cittadino italiano nel 1927, il 24 giugno 1928 mise KO nello stazio nazionale di Roma l’allora campione europeo Mario Bosisio e di fronte a una folla acclamante di quarantamila persone “mandò all’aria tutte le teorie razziste di Mussolini” .
Delle afrodiscendenti più vicine al nostro secolo, ricorda Santa Giuseppina Bakhita (1869-1947) dalla cui avventurosa storia è stato tratto un film. Da giovanissima, viene trovata in Sudan al mercato di Khartum come schiava, riscattata da Callisto Legnani e portata in Italia affidandola all’amico Augusto Michieli; rimane con la sua famiglia come bambinaia per un po’ di tempo, poi deciderà gioiosamente di passare il resto della vita nel convento di Schio come portinaia, amata da tutta la gente del posto.
L’elenco attraverso i secoli delle persone ricordate da Marilena Umuhoza Delli è veramente esteso e rinviamo al libro per averne godibile lettura; l’autrice conclude infine dicendo che le eccellenze afrodiscendenti di oggi sono moltissime, nella letteratura, nella politica, nella moda nella medicina e nell’imprenditoria. Ce le abbiamo sotto gli occhi nell’attualità, tuttavia non dimentichiamo coloro che hanno collaborato con noi da tempo: “per celebrarli sempre, non solo un mese all’anno. E narrarli a partire dai cantieri più plurali e all’avanguardia di sempre: le nostre scuole”.