Kenya
Ngugi Wa Thiong'o
Sogni in tempo di guerra
Jaca Book, 2012
Il romanzo, dal titolo originale Dreams in a time of war-a childhood memoir, di genere autobiografico, descrive la guerra vista dalla parte dell'Africa attraverso gli occhi di un bambino che diventa adolescente. Uno sguardo saggio, disinteressato che svela le assurdità del potere e della guerra. Ma non è solo una guerra che si svolge nel mondo, è la piccola guerra quotidiana e il conflitto che si svolge anche all'interno del proprio nucleo familiare. Per esempio il distacco doloroso dalla famiglia allargata del padre ( cinque capanne e quattro mogli con prole), dai giochi allegri dell'infanzia con i fratelli acquisiti, dopo il quale si trasferirà con la madre e il fratello più piccolo presso la casa del nonno materno. La narrazione si svolge apparentemente senza colpi di scena, perchè le notizie che giungono da fuori sembrano tanto enormi da rasentare l'assurdo, ma in realtà è una progressione da parte dell'adolescente nel prendere coscienza dell'ingiustizia e del come opporsi ad essa. C'è un punto del racconto in cui si parla della disputa ricorrente tra Ngugi e Kenneth, piccoli studenti ambiziosi, sulla necessità di una licenza per essere scrittore, pena l'arresto; quella che allora poteva essere un'ingenuità e un timore non necessario, in realtà sarà una profezia sul destino dello stesso autore che purtroppo, da grande, conoscerà la realtà del carcere a causa della sua libertà di pensiero e di scrittura.
Il racconto va letto lentamente proprio come le storie intorno al fuoco dell'infanzia di Ngugi, assaporando i momenti teneri dell'infanzia con i suoi giochi, le piccole scoperte apparentemente banali del mondo intorno e le relazioni familiari intessute di ricordi e di paura sulla guerra in atto nella loro terra.
Cominciamo dalla lunga genealogia del protagonista, figlio di Thiong'o Wa Nducu e di Wanjiku. Il padre ha quattro mogli, compresa sua madre, e 24 figli. Lui era il quinto, il fratello maggiore Wallace, le sorella Gathoni e Njoki, e l'ultimo fratello Njinju. Un grande cortile con cinque capanne a formare un semicerchio e un granaio simbolo dell'abbondanza o della carestia. I terreni sono di un certo Kahahu. Il padre era fuggito da Nairobi come era fuggito da altre cose ed era giunto a Limuru, nel villaggio di Ngambo. La terza moglie è sua madre e le quattro donne vivono in armonia. Vediamo che la poligamia è accettata anche se la personalità forte di alcune donne, in questo caso della madre, può portare alla separazione e a una relativa autonomia. C'è poi un sistema piuttosto complicato di nomi, per cui ci si ritrova con quello matrilineo in casa , ufficialmente all'esterno con l'appellativo paterno e con un soprannome di propria scelta o affibbiato dagli altri. Le quattro donne sono tra loro alleate, e il piccolo Ngugi vede nel loro modo di relazionarsi e nella loro bella personalità, quasi una forma di governo: la più giovane Njeri, dalla lingua tagliente, è ministro della difesa, la madre donna pensatrice e operosa oltre che generosa, ministro del lavoro, Gacoki, timida e gentile che non ama i conflitti, ministro della pace, Wangari la più anziana, sempre calma e filosofa oltre che abile narratrice, ministro della cultura.
Anche con i fratelli e le sorelle acquisite c'è un legame tenero e profondo. Ngugi ricorda i momenti del coro e del canto tutti insieme cui assistono anche i gemelli Gitogo e Wabia, figli di Wangari, l'uno muto, l'altra cieca. Wabia in particolare è una grande narratrice perchè ha una grande capacità immaginativa. Degli altri figli di Wangari, Tumbo lavorerà come informatore della polizia e Kabae dopo una parentesi dura nel carcere minorile, combatterà per re Giorgio VI nella seconda guerra mondiale, tra i King's African Rifles al servizio della corona britannica. Da allora lo chiamerà il figlio del re. Il ragazzino comincia a sentire nei racconti intorno al fuoco anche dei strani nomi: Mussolini, Franco, Stalin. Viene a sapere che l'Africa orientale era dal 1936 sotto il duce italiano. Alcuni personaggi sembrano più strani della finzione, come Hitler che nelle Olimpiadi del 1936 non ha voluto stringere la mano al velocista afroamericano Jessie Owens. Hitler che veniva chiamato l'orco. Tuttavia afferma "la complessità della guerra mi sfuggiva".
I prigionieri di guerra italiani che venivano ingaggiati per la costruzione delle strade vicino casa sua, vengono chiamati "bono" da una parola da loro spesso usata. Dirà che lasceranno il segno della loro presenza nella strade, nella chiesa e nei figli seminati in giro. La guerra è una triste realtà da cui non sono stati esclusi gli africani. Gli africani hanno fatto la guerra in Birmania, in Giappone, in Madagascar. Ma il mondo non saprà mai , dice Kabae, "cosa e quanto noi africani abbiamo dato a questa guerra". Nel 1945 la guerra è finita e i soldati congedati e Kabae metterà su un ufficio di consulenza e servizi legali. Il bambino conosce la città quando va a curarsi gli occhi e comincia a insinuarsi in lui il desiderio di studiare. L'iniziativa di mandarlo a scuola è della madre; proprio entrando nel negozio degli indiani per comprarsi la divisa scolastica, vede la foto di Gandhi, per lui allora, solo un indiano magro con gli occhiali. Il percorso da casa a scuola è segnato dalla visione del paesaggio: attraverso campi coltivati a granturco, patate piselli, tra colline e alberi di acacia, vedendo poco lontano i binari della ferrovia, la discarica, il mercato, e più vicino i negozi degli indiani. Ngugi nota che è diverso il mondo tra scuola e casa sua: lì si prega in silenzio e individualmente, a casa sua no. Inoltre non può presentarsi con il nome matrilineo Ngugi wa Wanjiku, per cui lì si chiamerà Ngugi, il nome del nonno materno e Thiong'o quello del padre. E' felice di studiare e si accorge di sentire la musica nelle parole che legge; il libro più magico in questo senso è l'Antico Testamento, che sarà sempre il suo punto di riferimento.
Nel frattempo il padre subisce un tracollo economico a causa della perdita del bestiame e la madre viene allontanata dal marito. Si rifugerà con la madre e il fratellino dal nonno materno Ngugi che consentirà alla figlia di costruirsi una capanna in un ettaro di terra lì vicino. Il piccolo Ngugi si ritrova da una comunità poligama a una famiglia con un solo genitore. Per mantenersi agli studi cerca di industriarsi in piccoli lavori, come il lavoro nella piantagione di tè, la raccolta dei fiori di piretro, la noiosa selezione della patate, la vendita di matite comprate nei negozi degli indiani, agli studenti. Per aiutare nelle faccende domestiche ricorda la costruzione di un carriola con una ruota di legno, miracolo dell'ingegneria infantile. Otterrà scarsi profitti economici ma, in compenso, la stima del nonno materno, che lo aiuterà a proseguire gli studi e lo eleggerà a suo scrivano e lettore e a uccello del buonaugurio, ossia il primo a dargli il buongiorno. Il nonno aveva ereditato due vedove alla morte del cugino e con queste conviveva dopo aver congedato la prima moglie Gathoni, la nonna del piccolo Ngugi. Il ragazzo andrà a scuola a Manguo, una scuola Karing'a. C'erano due tipi di scuola allora : Kirore, la scuola missionaria come a Kamandura dove era stato prima, e Karing'a, quella africana dove si insegnava l'inglese, c'era un senso di comunità e si facevano spettacoli. "La musica a Manguo era fonte di ogni cosa, secolare o religiosa" e così Ngugi, amante del canto, diventa un trovatore itinerante. Un canto in particolare"Ole Ngurueni" rivela una storia antica di schiavitù. L'amico colto Ngandi gli spiega la storia del canto: dal 1902 gli europei rubano le terre agli africani che diventano squatter; la storia degli espropri continua anche quando molti di loro tornano dalla guerra e dopo un moto di resistenza finale vengono deportati da Ole Ngurueni a Yatta. Ngugi ascolta le storie e impara i canti ricchi di temi educativi, storici o leggendari. Si consola pensando che un segno importante di autonomia è il Kenya Teachers' College di Githunguni, africano indipendente, aperto nel 1939. Mbiyu fondò il Kenya Teachers' College e Kenyatta ne fu il presidente. Quando compare il nome di Kenyatta si comincia a parlare della resistenza africana e qui entra in gioco la vita del fratello Good Wallace.
Tra i giovani lavoratori di allora, il fratello Wallace era diventato un piccolo imprenditore nellla vendita di mobili. Artigiani, calzolai e falegnami, essendo lavoratori indipendenti, erano considerati un gradino sociale più su degli altri. L'apparente tranquillità lavorativa viene scossa dallo stato di emergenza incalzante. Al mercato di Limuru, la radio nel negozio del tè attira tutti gli avventori con il notiziario di mezzogiorno. Kenyatta viene portato lontano da Nairobi. Vengono vietati tutti i canti mau mau e ci sarà la chiusura del Kenya College.Il fratello Wallace diventerà un guerrigliero e si rifugerà sulle montagne.Una nuova deportazione degli abitanti della Rift Valley a Limuru, riporterà a casa di Nugugi la nonna Gathoni. Era stata colpita da un ictus che le aveva paralizzato la parte sinistra del braccio ma lei parlava di un maleficio che le aveva introdotto in quella parte del corpo, schegge di vetro solo in parte rimosse. Questa figura tanto cercata dal piccolo Ngugi si rivela sfuggente e instabile; amorevole con i nipoti ma astiosa e conflittuale con la figlia; solo alla fine della sua vita, poco prima di morire si riconcilierà con tutti affermando di non avere risentimento verso alcuno e questo sarà un seme di saggezza piantato nel cuore del piccolo Ngugi che, ormai cresciuto, saprà emanciparsi dal padre poco amato. Siamo negli anni '50. Gli insegnanti tanto amati Ngandi e Mbiyu scampano all'arresto. Si pensa addirittura di trasformare le scuole in campi di prigionia. La scuola di Manguo viene chiusa per breve tempo e poi riaperta ma con un programma deciso dai colonizzatori, senza spettacoli e musica, senza manifestazioni sportive e banda. Le lingue africane sono bandite. I libri di storia parlano non più di eroi africani ma di Livingstone e Stanley e di altri scopritori e colonizzatori europei. Fuori dalle aule scolastiche c'è la guerra che sta incalzando e si inaugura il processo a Kenyatta ( il futuro presidente del Kenya indipendente nel 1961). La descrizione degli eventi storici si alterna con quella degli eventi privati del protagonista. Ngugi sempre attratto dagli aspetti rituali del cristianesimo e della tradizione, si rende conto di non appartenere a nessuna fede e guardandosi attorno riflette sulla chiesa cattolica del convento di Loreto che non era impositiva con gli africani, non si opponeva alla poligamia e non aveva assunto una linea precisa nello scontro sulla circoncisione femminile. Ngugi con il suo inseparabile amico Kenneth, decidono di diventare cattolici ma vengono deviati della madre di Kenneth verso la chiesa del pastore, il Rev. Kahahu, suo antico confinante. James sarà il nome di battesimo che si sceglierà (ma dal 1969 tornerà ad essere Ngugi n.d.r.). Dunque la domenica, per alimentare lo spirito Ngugi andrà a Kamandura, per nutrire la mente a Manguo.
Arriva per lui il momento dell'iniziazione, la circoncisione cui non si sottrae: comprende che serve a mantenere l'equilibrio e la continuità della vita sociale e soprattutto non vuole far vedere che ha paura, anche perché c'era il pregiudizio che gli studiosi fossero dei papamolla. L'evento è fatto di tre momenti, la preparazione, il taglio, la cicatrizzazione e comporta un periodo di lontananza da casa di quindici giorni. Alla fine della sua iniziazione dirà che non solo quel segno, ma l'educazione e l'istruzione sono "la via per conferire potere a uomini e donne". Si avvicina l'esame di ammissione alla scuola superiore e intanto gli eventi storici precipitano: arresti di massa, uno dei fratellastri verrà ucciso, Wallace invece continua a resistere sulle montagne. Le sirene della Home Guards contrassegnano le giornate di paura tra la sua gente. Si troverà ad avere nella sua famiglia, i due fratellastri Tumbo e Kabae, agenti dello stato coloniale e il fratello Wallace dalla parte opposta tra i guerriglieri. In quei momenti di terrore, il rifugio sereno è rappresentato dall'insegnante Kibicho che gli mette a disposizione la sua biblioteca: lì scoprirà le opere di Dickens, di Stevenson.
Il fratello Wallace, rischiando la vita, scenderà dalle montagne per fargli una breve visita, solo per augurargli un buon esito all'esame di ammissione e si congeda dicendogli: "la conoscenza è la nostra luce". L'altro fratello Kabae, l'uomo del re, dalla parte opposta di Wallace, anche lui arriverà il giorno dopo a fargli gli auguri, stranamente usando parole simili. Finalmente Ngugi supererà l'esame di ammissione e verrà accolto dalla Alliance High School. Ma anche questo viaggio non sarà privo di imprevisti: non può prendere il treno perchè privo di salvacondotto e viene messo da una persona amica sull'ultimo vagone di un treno merci, così ce la farà alla fine a giungere alla stazione di Kikuyu dove lo attende l'autobus della scuola.
Il culmine della narrazione è nel capitolo prima del finale: il congedo dalla sue mamme e dai fratelli che non vedeva da anni tra cui la sorella cieca Wabia che avverte subito la sua presenza, e il momento commovente dell'incontro, fatto di poche parole di approvazione e di sguardi, con il padre, dopo un lungo distacco affettivo. Il ragazzo non vuole iniziare una nuova vita con il risentimento. Qui si esprime la grande forza etica dell'autore che trova conferma anche nelle opere precedenti, un senso della giustizia , della libertà e della resistenza che trascende la storia stessa del Kenya e parla al cuore di ogni uomo.