Elizabeth Tchoungui, La pioggia sia con voi

Traduzione di Guya Parenzan
Ediz. Castelvecchi, Roma, 2008
pag. 219, euro 16,00


Elizabeth Tchoungui, di padre camerunese e madre francese, dà prova nel suo primo romanzo di una vivacità e immediatezza narrativa che attinge anche al registro fumettistico – e penso qui al fumetto africano – tra  fiction demonizzata ( vedi la sorella aspirante “tipo velina”) e star system, in cui Ngazan, la giovane protagonista, si trova catapultata ben decisa a  salvaguardare la propria dignità, senza svendere il suo corpo, come purtroppo vede fare intorno a sé.

Nella prima parte del romanzo predomina il rapporto di coppia; una coppia mista poiché lei è nera e lui un bianco francese di cui si innamora a prima vista decidendo di partire con lui per Parigi “ Da quando Alexandre ha posato lo  sguardo su di lei, non si è mai sentita tanto viva. L’ha fatta uscire da sotto terra, parlare con la cima delle palme.  Rappresenta un punto fermo nell’oceano di incertezze nel quale nuota. Eppure trema mentre lo aspetta. Improvvisamente si vergogna della sua miseria. Non vuole impietosirlo. Cosa ha da offrirgli? Lui ha studiato, ha dei  diplomi, ha viaggiato. Conosce il mondo. Ha vissuto. Lei invece tira avanti”. 
L’approfondimento psicologico della coppia viene sacrificato nella seconda parte alla graduale elevazione della donna intenzionata a promuovere il suo romanzo, cosa che avrà il suo felice esito. Il desiderio di scrivere è emerso in Ngazan dopo aver conosciuto i grandi della letteratura francese( Baudelaire, Zola, Flaubert) attraverso i libri offerti  dalla sua amica “Principessa”. Anche “Principessa” ha fatto il grande salto da Yaoundè a Parigi ma ha contratto alcuni vizi del bel mondo che si trova a frequentare. L’autrice tratta con leggerezza e ironia la materia cruda del mondo  corrotto cui si accosta Ngazan, con espressioni di lingua africana accanto a neologismi come fidanza (fidanzata) bordella ( puttanella) mamaduismo ( “difetto tipicamente africano di complicare le cose semplici”), superando la forza degli stereotipi in una visione che reclama l’autenticità della realtà africana del villaggio là dove essa serve a  conservarsi sani e saggi; “ Che ci siano dei poveri in Francia è fuor di dubbio per Ngazan. Ma nel suo Paese dimenticato dalla prosperità, nessuno dorme per strada, tranne qualche pazzo furioso scappato dall’ospedale psichiatrico Eugène Jamot per il tempo di una notte”. A Yaoundè sono solidali nella miseria”.  La figura della madre, simbolo dell’Africa e delle proprie radici mai dimenticate affiora nei suoi pensieri durante i momenti più difficili della vita parigina. Questo amore viscerale per la sua terra è espressamente dichiarato nel momento in cui deve allontanarsene per seguire il marito a Parigi : “quando finalmente si imbarcò sul trabiccolo di trent’anni e quando questo, in un frastuono che la terrorizzò, si strappò dal suolo camerunese, una parte del suo cuore si rifiutò di volare via, preferendo fondersi per sempre con la  pista bollente di Yaoundé-Nsimalen”. Non dimentica le sue origini fiere Ngazan quando, in occasione del lancio pubblicitario del suo libro, di fronte alle insulse domande di un intervistatore televisivo, risponde a tono e gira i tacchi uscendo dallo studio. E in questo modo finisce anche la storia di questa giovane donna immigrata che senza vittimismi e lacrime afferma vivacemente la sua libertà di donna. L’ambientazione parigina di lavoro è ben descritta da Elizabeth Tchoungui; di lei ricordiamo che ha svolto la sua attività giornalistica in Italia e attualmente lavora come giornalista a Parigi presentando la rubrica culturale Ubik su France 5 e il telegiornale su France 5.

Rosella Clavari

© Scritti d’Africa, 3 ottobre 2008

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