José Eduardo Agualusa, Barocco Tropicale, (a cura di Rosella Clavari)

Angola

Josè Eduardo Agualusa

Barocco Tropicale

La Nuova Frontiera, 2012

Traduzione di Giorgio de Marchis

Il titolo dell'opera, come spiega l'autore stesso, solo alla fine del romanzo, richiama la definizione che il poeta Virgilio de Lemos ha dato della nuova narrativa africana in lingua portoghese," barocca tropicale", appunto.  Assistiamo effettivamente a una ridondanza di personaggi, stili e modalità di scrittura seguendo una musicalità trascinante e un estro fantastico singolare. Anche per quanto riguarda la lingua, impegnativa è stata l'opera del traduttore, come ha dichiarato recentemente, dato l'uso del portoghese nelle numerose varianti angolane, impossibile da rendere in italiano. 

La storia, ambientata a Luanda nel 2020, vede la coppia di amanti, lo scrittore Bartolomeu e la fascinosa cantante Kianda, assistere alla morte improvvisa di una donna alata caduta dal cielo.
Non è una visione mistica, bensì un'omicidio su commissione compiuto su una donna, la modella Nubia, ex Miss Angola, che aveva parlato troppo disturbando i potenti del luogo.
Alla ricerca del misterioso assassino i due incontrano varie tipologie di persone negli ambienti corrotti o abbandonati della metropoli. Il giallo in realtà sembra un pretesto per scavare nella vita di ciascuno di loro, compresi i protagonisti che si alternano, in qualità di voce narrante nel corso della storia,  come in tanti fotogrammi filmici.

Iniziando dalla coppia protagonista, Bartolomeu si presenta come un seduttore incallito che attraverso l'amore per la musica incontra la cantante Kianda, in un primo momento scontrandosi con l'arroganza di una donna consapevole del suo fascino e poi legandosi a lei. In realtà sono entrambi due narcisi, lei ama specchiarsi nell'uomo per coglierne lo sbalordimento, vedere in lui la sua immagine riflessa, lui vorrebbe tenersi la moglie Barbara come rifugio sicuro e vivere nel contempo questa passione travolgente. Ma quando deciderà di lasciare la moglie per seguirla, sarà Kandia a rifiutarlo perchè si rende conto, a sua volta, che non può fare a meno del marito impresario, l'innocuo Lulu, colui che l'ha portata al successo. Anche per lei, in ultima istanza, tenere entrambi sarebbe più facile, come Bartolomeu che pure ha collezionato, prima di Barbara, numerose donne e figli. I due amanti sembrano rincorrersi sulle pagine del romanzo, Kianda più concentrata sulla sua storia d'amore con l'uomo, Bartolomeu manifestandosi come un ribelle a ogni dittatura, amante della  musica e delle donne come del mistero che lo attornia.

Originalmente nel terzo capitolo si presentano i personaggi secondari, alcuni di loro provvisti di una particolare deformità o irregolarità, sia fisica che caratteriale: Topolino è l'uomo senza volto reduce da uno sminamento sbagliato che copre la sua deformità con la maschera del personaggio fantastico; Dalmata suo compagno di bevute è l'uomo dalla pelle talmente depigmentata da rischiare di diventare bianco; lo stesso protagonista Bartolomeu è guercio anche se alla fine riacquisterà la vista; poi ci sono i gemelli nani Esaù e Jaco, un doppio che ritroviamo nelle gemelle Barbara e Clara, oppure nei fratelli adolescenti, l'autistico Ramiro e la piccola Myao, rimasti orfani in clandestinità per paura di esser separati.
Gli angeli di cui si parla misteriosamente sono, volta per volta, le guardie del corpo , oppure "il Collettivo XXI" , ballerini vestiti da angelo, e infine c'è l'angelo nero, un uomo cui sono state attaccate delle ali nere ( le stesse che troveranno sul corpo di Nubia) prima di essere sacrificato  dal santone. 

Il doppio e lo scambio di identità attraggono Agualusa; per incontrare alcuni personaggi e non farsi riconoscere, Bartolomeu chiederà a Topolino la sua maschera e coprirà le sue mani da mulatto ( Topolino è un nero) con dei guanti. Visioni oniriche e surreali che ricordano le atmosfere dei film di Fellini e Bunuel, ricorrono spesso nel corso della storia. I gemelli per esempio vengono trovati dentro un' ascensore provvisto di due piccoli letti, adibito ad appartamento e in realtà si tratta di un discensore perchè si può andare solo sotto.
Nella graduale ascensione, invece, verso i vertici del potere, Bartolomeu incontra oltre al suocero Benigno che si definisce allegramente un socialcapitalista,Tata Ambroise, il guaritore, lo stregone che gestisce una Casa di Cura mentale dove si scopre che la modella Nubia, prima di essere uccisa era stata internata.  Nubia rappresenta qui le donne che dalla povertù estrema sono passate al successo improvviso, inghiottite dallo star-system; la cantante Kianda, riguardo alla quale veniamo a sapere che è figlia di un ex-terrorista italiano, andrà incontro allo stesso destino di devastazione mentale di Nubia ; tra le vittime innocenti anche i bambini sacrificati perchè accusati di stregoneria, purtroppo una realtà  tragica in alcuni paesi africani dove pullulano le sette messianiche. A sorpresa tra i personaggi secondari compare la Paura, perchè è ciò che celatamente possiede un po' tutti i personaggi, soprattutto quando corrisponde all' angoscia quotidiana di nascondersi per salvare la pelle, sapendo di essere sotto mira.

In questo quadro a tinte fosche di varia umanità, una caratteristica ricorrente nei personaggi è la tendenza a collezionare: Bartolomeu si definisce un collezionista di storie che vuole osservare l'umanità e colleziona anche notizie, ritagliate dai giornali, che contengono errori o sciocchezze; la modella Nubia colleziona bambole che non ha mai posseduto da bambina, mentre Kianda colleziona borse e afferma di collezionare personalità riferendosi alle sue multiple sfaccettature; l'ambasciatore Pascal Adibe colleziona informazioni confidenziali su una serie di importanti personalità del paese. La tendenza a collezionare è interpretata solitamente come volontà di creare un piccolo mondo dove esercitare una padronanza e una gestione totale contro la paura della realtà esterna, una paura e una passione che può diventare un'ossessione.

Ci sono come contrappunto al clima pulp dominante, momenti di squisita ironia dove l'autore si abbandona alla parodia , per esempio lì dove prende in giro una certa letteratura sudamericana oppure tra i suoi colleghi,  Mia Couto per il suo ludismo verbale, nei neologismi , nei giochi di parole, nella dissacrazione poetica del messaggio in bottiglia arrivato in mare dall'adilà: una ricetta della nonna delle crocchette di baccalà molto utile quando l'Angola sarà indipendente. Prende in giro anche se stesso in quanto scrittore, con i suoi incisi, nel corso della narrazione, che chiariscono quanto detto o apprezzano gli ossimori e altre figure retoriche usate dai personaggi. 
Ma il ludismo di Agualusa si affida soprattutto al movimento dei personaggi, alle loro metamorfosi e più estesamente a una particolare dinamica strutturale: personaggi portatori in certi casi di nuove storie che si rivelano antefatti di quella in corso,  reminiscenze di racconti fantastici della tradizione orale che si fondono con quelli metropolitani, la realtà contingente in mutevole scambio con la traccia del romanzo, e in tutto ciò riconosciamo la sua anima africana, benché non rinneghi e si nutra anche della sua origine portoghese e brasiliana. 

Se Bartolomeu è il suo alter ego è facile capire il suo pensiero riguardo la storia di Luanda. 
La capitale è presente nell'elenco dei personaggi secondari non a caso dopo la Paura: "Luanda corre a tutta velocità verso il grande disastro. Otto milioni di persone che urlano, piangono e ridono. Una festa. Una tragedia". Queste parole denunciano una situazione invariata in un ipotizzato futuro che rinnega il suo passato; in questa terra il contrasto tra le ricchezze del suolo e la miseria, la fame, le malattie è sempre imperante. "Luanda, una sentina di personaggi insoliti", terra di uomini-camaleonti dove  l'ipocrisia è una virtù molto apprezzata ma anche dove vive il leggendario ottimismo angolano, la voglia di rinascere, nonostante tutte le avversità. Luanda, una terra dove Bartolomeu vorrebbe che la lingua portoghese si sviluppasse in armonia con le altre lingue nazionali: "Amo la mia lingua. Ma proprio perchè la amo non voglio vederla trasformata in uno strumento di dominio e di annichilimento". 

A proposito della lingua, ricordiamo un passo del romanzo in cui un anziano africano di un villaggio, suocero di uno studioso di origine ungherese, nel vederlo leggere un libro si sorprende sapendo che "in quella scatola" ci siano tante voci da vedere e non da ascoltare: "I bianchi non conoscono la lingua della pioggia[...] non capiscono che la pioggia parla. Noi sappiamo parlare la lingua del vento, la lingua della pioggia, sappiamo conversare con l'erba e l'erba ci dice dove sono andate le gazzelle o dove si nascondono i nostri nemici...".  Alla fine della sua lirica spiegazione, il vecchio chiede uno scambio di saperi: vuole vedere le voci degli antenati del giovane a cui insegnerà ad ascoltare le voci dei suoi spiriti. Una movenza poetica dell'autore per ricordarci come si espande l'animo preso tra due mondi non inconciliabili.
 

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